
La MASCHERINA è diventato un oggetto obbligatorio, vediamo insieme i diversi tipi.
Le MASCHERINE CHIRURGICHE: sono le più diffuse e le più economiche. Sono usate dai medici per proteggere i pazienti quando sono sul tavolo chirurgico e vanno bene per i malati, perché limitano la diffusione nell’ambiente di particelle potenzialmente infettanti bloccando almeno il 95% dei virus in uscita. Non proteggono chi le porta dall’inalazione di particelle aeree di piccole dimensioni.
MASCHERINE FFP2 e FFP3: devono avere marchio CE e l’indicazione UNI EN 14683, che è la norma per la prestazione tecnica che ne garantisce requisiti e caratteristiche. Le FFP2 efficacia filtrante del 92% e FFP3 efficacia filtrante del 98%.
Un’alternativa alla MASCHERINA chirurgica sono le FFP1, che hanno un’efficacia filtrante del 72% in entrata e uscita. Esistono infine anche maschere in elastomeri o tecnopolimeri dotate di filtro sostituibile P2 o P3 regolamentate dalla UNI EN 140e UNI EN 143 (filtri antipolvere). L’efficienza filtrante di questi dispositivi è simile a quelli delle FFP2 e FFP3, con il vantaggio di una migliore tenuta sul viso ma con un peso superiore. Poi abbiamo le MASCHERINE con VALVOLE: le FFP, rendono a chi le indossa più agevole la respirazione, ma fanno filtrare all’esterno il respiro. Non vanno bene per i malati e in genere non proteggono gli altri: in uscita hanno un potere filtrante di solo il 20%.
E le MASCHERINE di STOFFA?
Il loro potere filtrante è condizionato dal tipo di stoffa e dal numero di strati, meno efficaci di una mascherina chirurgica sia in entrata, ma soprattutto in uscita (quindi non vanno bene per i malati).
Sciarpe e bandane nei test hanno funzionato male.